Un eccezionale reperto fittile

Siamo in grado di offrire un inedito contributo alla ricerca archeologica nel lametino con la presentazione per la prima volta di un eccezionale reperto fittile fotografato anni addietro da una appassionata ricercatrice che sono andato appositamente a trovare nella sua casa a Montopoli in Sabina in provincia di Rieti. Insieme al marito dr. Luciano Berti (che negli anni dal 1956 al 1959 è stato direttore responsabile dei complessi lavori di sistemazione idraulico-forestale nel versante nord della montagna lametina) la d.ssa Anna Maria Bullo ha percorso in lungo e in largo il comprensorio montano lametino raccogliendo centinaia di immagini e testimonianze sulla storia ant-ca dei paesi che vi gravitano. Ecco la testimonianza che ci ha rilasciato su questo ritrovamento di grande importanza.

Lamezia Terme

Vincenzo Villella e Luciano Berti

"Alcuni anni orsono, nel corso delle mie ricerche storico-archeologiche nell’area montana lametina, mi fu mostrato da un contadino un frammento fittile che mi incuriosì molto. Il frammento era stato ritrovato in agro di Falerna-Nocera nei pressi dell’area dove qualcuno riteneva fosse ubicata l’antica TEMESA divenuta colonia romana nel 194 a. C. Mi fu possibile disegnare e fotografare, a colori e in bianco e nero, il frammento e fare il calco della parte ove è incisa una scritta di 7 lettere iniziali.

Ritengo che il frammento fosse di un piatto votivo, in cotto ed ingubbiato, il cui diametro doveva essere di circa 46 cm. Che fosse un piatto votivo lo deduco dal suo profilo e dal fatto che il cerchio più interno è decorato a fasce alterne con motivi ornamentali diversi e certamente alusivi: un motivo a voluta e la stilizzazione della ‘Smilax aspera’, pianta rampicante a foglie cuoriformi con spine lungo tutto il fusto, tipica della bassa macchia mediterranea. Il cerchio interno è circon-dato da una fascia completamente liscia, rialzata a gradino e leggermente incavata. La fascia esterna con la scritta ed un altro motivo decorativo è anch’essa rialzata, formando gradino, rispetto a quella precedente.

Lamezia Terme

Iscrizione

Potrebbe essere del IV sec. A. C. e dal modo come sono state incise le lettere mi fa pensare che sia destrorsa. Le prime tre lettere possono essere le iniziali di tre parole (carattere greco o latino?). Le ultime quattro mi pare siano in alfabeto osco-bruzio. Allora le prime tre lettere potrebbero essere così interpretate: M (eddix), P(apus) oppure P(ublius), T(uticus), risordando che il Meddix Tuticus era il supremo magistrato delle comunità italiche. La penultima lettera fa pensare trattarsi di una G osca per via del trattino centrale. La prima di queste quattro lettere è una A, ma di forma che non sembrerebbe attribuirsi all’alfabeto osco. Insomma: c’è motivo di studio per tutti! Osservando il frammento in tutte le posizioni, la corona circolare liscia della parte centrale mi fa supporre che il piatto avesse anche il coperchio a meno che ciò che doveva contenere (interiora di animali appena uccisi o altro) fosse sufficientemente protetto dai due bordi rialzati.

Spero che qualche esperto in epigrafia antica, dopo aver letto il mio scritto e osservato soprattutto le fotografie che fortunatamente sono riuscita a scattare, possa dare un’interpretazione più esauriente sull’importante frammento che non so che fine abbia fatto”.

Lamezia Terme

Foto del frammento del piatto votivo